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Siamo (state) tutte Mimì?

Analizziamo il testo di Minuetto, il grande successo di Mia Martini specchio dei tempi e di un modo di pensare

In ogni espressione artistica dell’uomo può celarsi un lato oscuro o comunque dei segnali che intrinsecamente nascondono malessere, disagio o addirittura paura. La canzone, espressione artistica preferita da moltissimi, è tra le tante forme d'arte quella che più si presta a veicolare messaggi universali. I grandi successi descrivono sempre sentimenti e situazioni che chiunque, almeno una volta nella vita, ha vissuto.

Prendiamo ad esempio il testo di Minuetto, forse mai compreso appieno nella sua profondità, brano della Dischi Ricordi che vinse il decimo Festivalbar. Fu la hit più suonata dell'estate 1973 e divenne il pezzo più venduto e popolare dell’intera carriera di Mia Martini. Un'artista straordinaria, donna famosa e amata per la sua voce, per la sua capacità interpretativa ma anche per la sua travagliata vita sentimentale. Una cantante che ha portato spesso sulla scena la figura di una donna fragile, costantemente influenzata in maniera significativa dal comportamento degli uomini, nei suoi riguardi e in quelli delle altre donne.


Quale donna, negli anni '60, non si è riconosciuta almeno una volta nel personaggio di questa canzone? Quella donna che Franco Califano riuscì a rappresentare così bene, sulla musica di Dario Baldan Bembo, attraverso un testo cucito perfettamente sul vissuto di Mimì. Ne parliamo con il dottor Fulvio Filacchione, neuropsichiatra e psicoterapeuta.
 
Come raccontava Califano, pur vivendo in contesti completamente diversi, lui e Mimì erano legati da una comune sensazione di emarginazione, di solitudine. Lui diceva di lei: "ogni torto che subiva era una ferita vera". Quale tipo di donna vive in questo modo le emozioni?

Secondo Jung, all'Uomo appartiene anche un'Anima e alla Donna anche un Animus, ovvero ciascuno dei due ha una potenziale sensibilità mediante la quale si proietta e si riconosce attraverso l'altro. La Donna-Mimì vive le emozioni in questo modo perché ha più spiccata tale sensibilità ("neuroni a specchio" secondo le attuali neuroscienze) e in situazioni di assenza di adeguata reciprocità, nel rapporto con un uomo che non ha la stessa sensibilità, sarà al tempo stesso più disponibile all'incontro ma anche più indifesa. Ecco perché la ferita diviene più facile.

 È un'incognita ogni sera mia/ Un'attesa, pari a un'agonia/ Troppe volte vorrei dirti "no", ma poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho/ Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no/ Le mani tue, strumenti su di me/ Che dirigi da maestro esperto quale sei / E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai/ Dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi/ Tanto sai che quassù male che ti vada avrai/ Tutta me, se ti andrà per una notte...   

La donna di Minuetto è quella che non riesce a dire di no all'uomo che si approfitta palesemente del suo amore non ricambiandolo. Che cosa c'è dietro questa debolezza?

Non parlerei di debolezza, piuttosto della coscienza del contrasto tra la vera relazione e la propria naturale disponibilità all'altro, percepita più in senso ideale che reale. La speranza o il desiderio che l'altro possa essere capace della stessa cosa completa il quadro. Per una donna come Mimì, dire no e rinunciare sarebbe un'ulteriore ferita.

 E cresce sempre più la solitudine/ Nei grandi vuoti che mi lasci tu/ Rinnegare una passione no/ ma non posso dirti sempre sì e sentirmi piccola così/ Tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te/ Troppo cara la felicità per la mia ingenuità/ Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore 

Sono tante le donne che "elemosinano" amore. E in genere, mi corregga se sbaglio, chi lo fa una volta lo fa per tutta la vita. Quali sono le circostanze che fanno sentire un essere umano non degno di un amore vero?
 
L'intensità passionale costringe a credere in questo amore. Ma la differenza tra i due è tale che non prenderne atto può trasformare questo ideale in una umiliante prostrazione. Ovviamente nella storia personale dei due esempi si possono ipotizzare vissuti molto diversi durante la propria educazione sentimentale con le rispettive figure genitoriali, non necessariamente di natura traumatica o violenta, anche se non impossibile. Non lontano da ciò che Catullo dice a Lesbia: "Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade e mi tormento", distinguendo i due concetti di "amare" e "bene velle" (voler bene di meno, ndr).

Un atteggiamento del genere può rendere più vulnerabili ad una possibile violenza?

Secondo Freud l’aggressività è presente sia come componente dell’istinto sessuale sia come pulsione indipendente. "L’odio è più antico dell’amore". In questo senso, quando la reciproca attrazione diventa conflitto, l'ostilità diventa l'espressione malata dell'affetto e può prevalere. Il testo scritto da Califano e l'interpretazione superba di Mimì rappresentano nella vita i due diversi ruoli. Il fatto che siano stati capaci di trasporli artisticamente e magistralmente tra commedia e tragedia vuol dire che è possibile evitare la violenza.

 E la vita sta passando su noi/ di orizzonti non ne vedo mai/ E approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu/ il resto di una gioventù che ormai non ho più/ E continuo sulla stessa via/ sempre ubriaca di malinconia/ Ora ammetto che la colpa forse è solo mia/ avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato/ Io non so l'amore vero che sorriso ha 

Disillusione, rassegnazione. La percezione esatta del tempo che scorre e che non si recupera, la certezza di non riuscire a ribellarsi né a combattere. Perché certe donne non riescono a far valere le proprie esigenze, quelle del corpo, della mente e dei sentimenti? Come si aiuta una donna così?

Secondo Lacan ogni episodio importante della nostra esistenza andrebbe analizzato secondo tre registri: reale, simbolico e immaginario. Il "noi" enunciato dal testo si rifà più alle proprie fantasie e ai simboli dei desideri di lei che non all'analisi di quella realtà. Recitava una vecchia canzone di Wess: "Ti ho inventata io, sei la mia fantasia". Il "noi" è la sintesi, non la somma di due unità ed è tutto da costruire. "Amor che a nullo amato amar perdona" lo certifica. La donna andrebbe aiutata a capire questo. L'uomo dovrebbe ascoltare di più il Califano autore.

Nell'inciso Mimì canta un "Na Na Na" che ribalta il senso del brano, che da drammatico diventa quasi scherzoso e scanzonato. Mimì racconta, non insegna, consapevole del fatto che ogni scelta implica una rinuncia e lei sembra essere del tutto consapevole di questa frequente condizione femminile, diffusissima in quegli anni. Nel terzo millennio esistono ancora situazioni del genere?

La commedia e la tragedia sono due modi di rappresentare l'animo umano attraverso l'ironia e la catarsi, che rendere più facile affrontare temi ed errori che altrimenti tendono ad essere rimossi e ripetuti. Sono due modi con cui l'arte cerca sollievo alla sofferenza delle passioni, ma non le uniche. L'apparente, scanzonata leggerezza nell'inciso (ritornello, ndr) del brano è solo merito dell'interprete, accompagnata dall'incanto della sua voce, che come una sirena riesce a trasportare l'ascoltatore anche lontano dal dramma, verso un'oasi ristoratrice... anche nel terzo millennio.

  Pensieri vanno e vengono, la vita è così/ Minuetto suona per noi... 

Un tira e molla affettivo, la caducità del tempo, una danza nella quale si muovono i protagonisti. Ci si può ancora immedesimare in questa immagine?
 
E se considerassimo la "riverenza" con cui inizia un Minuetto una specie di "ouverture" allegorica all'incontro in cui i protagonisti si confrontano? Citando Peppino Di Capri: "...che fesseria trovarsi e perdersi... E dico Noi?... ma quale Noi?... soltanto io ci credo!". Citando Euripide: "Chi sa se forse vivere è morire e morire è vivere"... Sono questi i temi che i nostri artisti ci propongono, rendendo amabile e raffinato il contrasto tra amore e dolore?


Caterina Somma




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